Nel 70-75 d.C., a conclusione delle guerre civili per la successione all’Impero e della sanguinosa repressione della rivolta giudaica, l’imperatore Vespasiano (69-79 d.C.) fece costruire un santuario dedicato alla Pace, detto in antico “Tempio della Pace” (in latino: Templum Pacis) o “Foro della Pace”, costituito da una grande piazza con portici. Al centro del portico meridionale era l’aula di culto, affiancata da due aule per lato.
Il complesso entrò a far parte dei cinque Fori Imperiali, il terzo in ordine cronologico dopo i Fori di Cesare (46 a.C.) e di Augusto (2 a.C.) e prima di quelli di Nerva (97 d.C.) e di Traiano (112-113 d.C.). Si differenziava però profondamente da questi complessi per le sue funzioni. I Fori Imperiali erano, infatti, principalmente luoghi di amministrazione della giustizia, dei veri e propri tribunali, oltre che sedi di biblioteche e archivi giuridici.
Il Foro della Pace era invece caratterizzato, oltre che dal Tempio, dalla presenza di una ricca collezione di sculture e dipinti che, insieme ad una famosa biblioteca letteraria e scientifica (la Bibliotheca Pacis), ne faceva una sorta di “polo culturale” e di contenitore delle opere dell’ingegno umano.
In un’aula vicino all’aula di culto era anche conservata la Forma Urbis Romae, la celebre grande pianta marmorea di Roma antica (12×18 metri). La parete su cui la pianta era affissa corrisponde all’odierna facciata della basilica dei Santi Cosma e Damiano.
Negli anni tra il 1998 e il 2000 la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ha realizzato dei grandi scavi archeologici che hanno rimesso in luce il settore nord-occidentale dell’antica piazza sul quale si affacciava un sontuoso portico, sorretto da colonne di granito rosa di Assuan (Egitto) e coperto da un tetto di tegole e coppi in marmo bianco.