IL QUARTIERE ALESSANDRINO E IL MONASTERO DI SANT’URBANO AI PANTANI

Ritratto del cardinal Michele Bonelli, detto
Ritratto del cardinal Michele Bonelli

Sino agli inizi del XX secolo l’area dei Fori Imperiali era occupata da un quartiere nato da un intervento urbanistico realizzato dal cardinale Michele Bonelli (1541-1598), detto “l’Alessandrino” perché nato in provincia di Alessandria. Egli, infatti, verso la fine del 1584 avviò la lottizzazione di un vasto terreno incolto che si trovava nell’area del Foro di Augusto e che apparteneva all’Ordine dei Cavalieri di Malta, chiamato “Orto di San Basilio”.

Ciò fu possibile perché l’Alessandrino era a capo della sede romana dell’Ordine con il ruolo di Gran Priore e poteva quindi disporre del terreno, che fu suddiviso in appezzamenti regolari, affittati a privati, che a loro volta potevano edificarvi le proprie case. Le nuove case furono organizzate intorno a un ordinato sistema stradale ortogonale imperniato su una via che, come il quartiere, prese nome di “Alessandrina”.

Il Quartiere Alessandrino nella Pianta di Roma di Giovan Battista Nolli - 1748. La linea rossa indica Via Aleassandrina
Il Quartiere Alessandrino nella Pianta di Roma di Giovan Battista Nolli – 1748. La linea rossa indica Via Aleassandrina

Tra il 1924 e il 1932 fu aperta Via dell’Impero (oggi Via dei Fori Imperiali) e l’intero quartiere fu raso al suolo per far posto alla nuova via e ai giardini che la affiancavano. Di questi edifici si conservarono solo le cantine e i pavimenti dei piani terra e dei cortili, in parte ancora sepolti sotto Via dei Fori Imperiali e in parte riportati alla luce da scavi realizzati dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali tra il 1998 e il 2000.

Maria Barosso, Demolizioni del Monastero e della Chiesa di Sant'Urbano - 1933 (Museo di Roma)
Maria Barosso, Demolizioni del Monastero e della Chiesa di Sant’Urbano – 1933 (Roma, Museo di Roma di Palazzo Braschi)

Un edificio molto importante del Quartiere era il monastero femminile di Sant’Urbano ai Pantani, così detto perché l’area era in antico paludosa. Il complesso fu fondato nel 1263-1264 dalla nobildonna Jacoba di Pietro Bianco, con l’aiuto di papa Urbano IV (1261-1264), e fu dedicato a sant’Urbano I, papa tra il 222 e il 230. Intorno al 1600 il monastero fu completamente ricostruito su disegno dell’architetto Mario Arconio (1575-1635) per volontà di un’altra nobildonna romana: Fulvia Conti Sforza, sostenuta nell’impresa dal cardinale Cesare Baronio (1538-1607).

Achille Pinelli, Monastero di Sant'Urbano ai Pantani (Roma, Museo di Roma di Palazzo Braschi)
Achille Pinelli, Monastero di Sant’Urbano ai Pantani – 1834 (Roma, Museo di Roma di Palazzo Braschi)

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